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<p>Pi&ugrave; volte nel parlare dei remake live action ci siamo detti favorevoli a quelli che prendono una strada propria, che ampliano il campo d&#39;azione, che si muovono paralleli all&#39;originale, rispetto a quelli che ne ripercorrono il cammino passo passo. Lo abbiamo detto per&nbsp;&ldquo;La Bella e la Bestia&rdquo;&nbsp;o&nbsp;&ldquo;Il Re Leone&rdquo;, per esempio, appoggiando la scelta di andare oltre la storia gi&agrave; nota di&nbsp;&ldquo;Maleficent&rdquo;&nbsp;o&nbsp;&ldquo;Crudelia&rdquo;. Un&#39;idea che consideriamo ancora valida, ma con una postilla, un&#39;eccezione che in modo naturale e sensato la conferma: lo stesso regista dell&#39;originale al timone dell&#39;operazione remake. Ed &egrave; un&#39;eccezione valida per&nbsp;&ldquo;Dragon Trainer&rdquo;. &Egrave; infatti Dean DeBlois a guidare il progetto di questo&nbsp;remake live action, la mente che ha dato vita alla trilogia animata per la DreamWorks, tre volte candidato all&#39;Oscar e vincitore del Golden Globe, che reimmagina la storia nella nuova veste per ridare slancio a una saga che ha raccolto fan appassionati in tutto il mondo. Noi compresi. E lo anticipiamo da subito: la storia di Hiccup e Sdentato conferma la sua&nbsp;potenza emotiva&nbsp;anche in questa nuova versione, senza che questa sia annacquata dall&#39;essere gi&agrave; a conoscenza dei risvolti dell&#39;intreccio.</p> <p>&ldquo;Dragon Trainer&rdquo;&nbsp;&egrave;, come il suo omologo animato, l&#39;inizio della storia dei&nbsp;Hiccup&nbsp;e della sua amicizia con il drago&nbsp;Sdentato, sullo sfondo della selvaggia isola vichinga di Berk, dove questi animali sono visti come una spiacevole infestazione, una minaccia, una piaga da debellare. Un luogo in cui il ragazzo, geniale e sensibile, viene visto come una pecora nera, la vergogna del padre Stoick l&#39;immenso, capo legato alla tradizione che avrebbe voluto un figlio in grado di incarnare i propri ideali e portarli avanti. Hiccup non &egrave; come lui, non &egrave; il guerriero pronto ad affrontare la minaccia rappresentata dai draghi, ma la mente curiosa che vede in loro qualcosa di diverso e che riconosce in Sdentato, quello che secondo la tradizione sarebbe un temibile nemico, le sue stesse paure e fragilit&agrave; e intraprende un cammino che cambier&agrave; i presupposti su cui si base la comunit&agrave; vichinga di cui fa parte.</p> <p>L&#39;inizio di una storia che affronta e conferma&nbsp;tematiche importanti, come la comprensione e accettazione dell&#39;altro, il sentirsi fuori posto quando si prova e pensa qualcosa di differente dalla massa, il gestire il peso delle aspettative dei propri genitori e il timore di deluderli, oltre al pi&ugrave; ampio discorso della pressione sociale a cui tutti siamo sottoposti. Temi che avevano reso&nbsp;&ldquo;Dragon Trainer&rdquo;&nbsp;cos&igrave; amato da pi&ugrave; di una generazione, al di l&agrave; del rapporto uomo/animale in cui tanti si sono sempre saputi riconoscere.</p> <p>Sin dalle prime immagini, Mason Thames era sembrato un&#39;ottima scelta, almeno a livello visivo, per portare su schermo Hiccup in carne e ossa: il ragazzo classe 2007 (non aveva ancora 18 anni quando ha girato il film), conferma che non &egrave; stato scelto solo per la somiglianza al personaggio disegnato, ma anche perch&eacute; &egrave; in grado di incarnarne sia le fragilit&agrave; che qualit&agrave; umane, sia l&rsquo;insicurezze che la furbizia. Allo stesso modo funziona Nico Parker nei panni di Astrid diversa per aspetto dalla controparte animata, ma capace di mettere in scena la stessa determinazione e forza. &Egrave; invece un ritorno, in qualche modo, quello di Gerard Butler, che gi&agrave; dava voce a Stoick nel film&nbsp;animato e completa l&#39;opera donandogli anche volto e corpo, confermando la qualit&agrave; della scelta. Da segnalare, accanto a loro, anche una figura carismatica come Nick Front per il pittoresco fabbro del villaggio, Gambedipesce, a dar lustro a un cast composto da tanti volti noti che risultano credibili in veste vichinga, con costumi in equilibrio tra creativit&agrave; e rimandi a quel che ci si aspetterebbe da una storia ambientata in quel contesto culturale.</p> <p>Se il&nbsp;casting umano&nbsp;&egrave; ben costruito, lo stesso si pu&ograve; dire per la variet&agrave; dell&#39;altra componente fondamentale di&nbsp;&ldquo;Dragon Trainer&rdquo;: i&nbsp;draghi. Da una parte abbiamo&nbsp;Sdentato, coprotagonista realizzato in CGI e affrontato con la cura che merita e necessita per rendere credibile la storia, le sue sfumature e il rapporto che si viene a creare con Hiccup. Dall&#39;altra una moltitudine di altri suoi simili, di ogni sottospecie e aspetto possibile, dai pi&ugrave; minacciosi ai pi&ugrave; pittoreschi o buffi. La scelta riuscita di DeBlois &egrave; di non inseguire il realismo a tutti i costi, ma riprodurre la creativit&agrave; e calore che aveva reso caratteristico il film animato. Questo aiuta anche l&#39;aspetto tecnico, che non rischia di mettere alla prova la sospensione dell&#39;incredulit&agrave; o di snaturare il senso stretto della storia e del suo tono generale.</p> <p>Dean DeBlois scompone e ricompone la sua storia, la ripropone con fedelt&agrave; ma tenendo presente l&#39;ambito differente:&nbsp;&ldquo;Dragon Trainer&rdquo;&nbsp;live action arriva a una durata pi&ugrave; corposa senza aggiunte significative, ma dando pi&ugrave; respiro ad alcuni momenti seguendo il ritmo meno frenetico della messa in scena live action, ma senza che nulla risulti mai pesante o prolisso. DeBlois amplia, ma tenendo ben presente cosa era e doveva continuare a essere il suo film: non c&#39;&egrave; nulla di fuori posto, nulla di troppo, nulla di palesemente mancante. Si percepiva il sentimento forte che DeBlois provava per questa storia, per le sue tematiche di accettazione e ricerca del proprio posto partendo da outsider, lo si percepisce ancora adesso che quel racconto ci viene riproposto in forma diversa. Tanto di cappello, o elmo vichingo, per chi ha le idee cos&igrave; chiare ed &egrave; capace di tradurle in immagini con tale precisione.</p>
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